Covid effects on sport (ITA)

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Gli effetti della pandemia nel comparto sportivo in Italia e nel Mondo


Sono incoraggianti per l’Europa le notizie di questi giorni riguardo l’emergenza sanitaria che tiene da due anni l’intero Pianeta in una morsa di incertezza e paura. Incoraggianti a tal punto che il direttore dell’Oms Europa Hans Kluge ha dichiarato che il Covid ci sta concedendo una “tregua”, ovvero un “lungo periodo di tranquillità”, possibile preludio della fine della pandemia.
Su questa speranza di ripresa della normalità stanno puntando sempre più Paesi, con il progressivo abbandono di tutte le restrizioni.
Ma in che misura l’impatto dell’Emergenza sul comparto sportivo ha rivoluzionato l’intero sistema dell’associazionismo sportivo in Italia e nel resto del mondo?
Per quanto riguarda l’Italia, l’indagine condotta1 da Sport e Salute S.p.a. in collaborazione con SWG tra il 17 e il 22 marzo 2021 su un campione complessivo di 8.470 organizzazioni sportive italiane presenti sul database di Sport & Salute ci permette di avere uno scenario aggiornato sullo stato di salute delle organizzazioni sportive italiane.
Il primo dato evidente è che le numerose e discontinue restrizioni non hanno permesso alle società sportive di offrire a pieno i loro servizi e molte di queste hanno proposto le loro attività online sino al protrarsi dei primi mesi del 2021. Infatti, dopo il lockdown, tra giugno e luglio 2020, circa il 60% delle organizzazioni sportive aveva ripreso le attività in presenza, ma con il peggiorare del quadro epidemiologico, tra gennaio e febbraio 2021 ulteriori restrizioni hanno portato alla nuova chiusura delle attività facendo scendere la percentuale di quelle aperte al 40%, di cui la maggior parte corrispondenti al settore agonistico.
Misure di sostegno previste dal Governo sono state elargite durante lo stato di emergenza ed hanno riguardato soprattutto ristori a fondo perduto per mancati ricavi e incentivi a copertura dei costi di locazione. A marzo del 2021 ne avevano beneficiato l’83%, ma per più della metà (55%) non sono state una sufficiente L’incapacità economica di rispondere alla crisi ha portato le organizzazioni sportive a ridurre il volume delle loro attività, diminuendo di conseguenza il numero di personale coinvolto: in periodo di pre-pandemia più del 50% delle società sportive aveva in organico 10 collaboratori o meno, mentre tra maggio 2020 e febbraio 2021, le associazioni con meno di 10 collaboratori sono salite ad un dato di 3 su 4.
Un altro dato preoccupante è quello che riguarda la partecipazione delle persone alle attività sportive: nel periodo maggio 2020-febbraio 2021, più di 9 organizzazioni su 10 hanno riscontrato una perdita di utenza e, tra questi, il 40% afferma di aver perso oltre la metà dei propri praticanti.
Se confrontassimo i dati raccolti in Italia con altri Paesi europei non rileveremmo un forte divario. In tutta Europa, infatti, il calo della partecipazione ad attività sportive, soprattutto nel settore dello sport dilettantistico, si è tradotta non solo in una perdita di reddito ma ha anche colpito profondamente la società nel suo insieme: i comportamenti sedentari sono drammaticamente aumentati tra tutti i segmenti della popolazione, mettendo a rischio soprattutto bambini e adolescenti che non hanno potuto esprimere a pieno i bisogni legati al loro momento di crescita, quali la socializzazione tra pari e lo sviluppo delle abilità motorie. Giovani e giovanissimi hanno sofferto l’isolamento e la mancanza di vita all’aria aperta e si raccolgono numerosi dati riguardo all’aumento del rischio di problemi di saluti e mentale legati alla drastica diminuzione del tempo giornaliero dedicato all’attività sportiva. Anche per gli anziani l’impossibilità di seguire un’attività sportiva ha aumentato i livelli di rischi di malattie croniche.
Con queste premesse, cosa possiamo aspettarci per il 2022? L’attenzione è rivolta al ruolo sociale delle agenzie sportive e ricreative nella lotta contro il disagio infantile e giovanile e nella promozione del benessere, ai sistemi di sostegno alle famiglie e ai sistemi sanitari nazionali che si troveranno in prima linea rispondere degli effetti a lungo termine della pandemia.

1 Indagine condotta con tecnica Cawi (Computer Aided Web Interview)